La vita nell’alveare è un sistema complesso, affascinante ed efficiente, ma ancora ricco di misteri irrisolti. Sicuramente, conoscere meglio la vita delle api, può aiutare ad apprezzarne l’infinita utilità per il benessere del Pianeta e le meravigliose bontà che ogni giorno ci offrono questi piccoli insetti. Basti pensare che, un’ape operaia, nel corso della sua breve vita, riesce a produrre appena un cucchiaino di miele, lavorando duramente giorno e notte per raccogliere il nettare necessario per produrlo. Un dono davvero prezioso.
Gli studi sulle api e sul loro comportamento sono molteplici, ma solo alcune dinamiche ci sono note, mentre altre rimangono avvolte nel mistero e rendono questi insetti ancora più affascinanti.
Di solito, uno sciame che vive in un alveare è formato da una colonia di 30 o 50 mila insetti, governati da una sola ape regina, il cui compito principale è fecondare le uova. La regina è la più longeva e grande tra tutte le api e può raggiungere anche i 7 anni di vita. La sua esistenza è abbastanza confortevole, perché vive in celle più grandi rispetto alle altre api e viene nutrita con i cibi più nutrienti preparati appositamente per lei, come la pappa reale, un alimento estremamente ricco di sostanze nutritive prodotto dalle ghiandole delle giovani operaie.
L’uovo da cui nascerà la nuova regina viene “prescelto”, alloggiato nella cella reale e nutrito solamente con pappa reale per 16 giorni, mentre tutte le altre riceveranno questo alimento solamente per i primi tre giorni e successivamente verranno nutrite esclusivamente con nettare e polline. La pappa reale è un superalimento che permette alla regina di crescere molto di più rispetto alle altre api, essere più robusta e avere una vita più lunga. D’altronde le future generazioni dipendono totalmente dalla regina e dalla sua discendenza.
È la vera amministratrice dell’alveare, che governa sprigionando particolari sostanze chimiche, in grado di rendere sterili le altre api e indurre i fuchi a partecipare al volo nuziale a più di 600 metri dal suolo. Dopo la fecondazione, la regina si occupa di deporre le uova nelle apposite celle, dove si formeranno le larve delle api operaie. In primavera, depone anche alcune uova non fecondate, da cui nasceranno i fuchi, i quali, dopo l’accoppiamento e in caso di scarsità di nettare, verranno uccisi o scacciati dalle api operaie, morendo di fame o di freddo.
Dopo circa tre anni, la regina non riesce più a sostenere i ritmi serrati di produzione delle uova, viene perciò sostituita ed è costretta a lasciare l’alveare. Una regina vecchia riceve meno nutrimento dalle operaie e man mano smette di produrre nuove uova. Infine, quando viene deposto un nuovo uovo reale, la regina sciama insieme ad alcune api operaie e a una piccola scorta di miele, alla ricerca di un luogo in cui creare una nuova colonia, mentre nell’alveare ricomincerà un nuovo ciclo con una nuova sovrana. La vecchia regina vivrà ancora un anno, prima di essere nuovamente sostituita, e darà vita a una nuova colonia completamente autosufficiente.
Le api operaie invece nascono dalle uova fecondate e la loro è un’esistenza breve e sfiancante. Inizialmente sono delle piccole larve, simili a vermi, nutrite e accudite dalle api operaie più adulte. Al contrario della regina, le api operaie vivono per circa 40 giorni, e la loro esistenza è scandita in modo molto preciso e regolare, soprattutto dal lavoro. In soli sei giorni dalla deposizione dell’uovo fecondato, le larve crescono fino a occupare l’intero spazio disponibile e si trasformano in pupe, la cui cella viene sigillata con della cera. In dodici giorni, le pupe mutano in api operaie e iniziano a lavorare: per una settimana saranno nutrici e si occuperanno di nutrire la regina, i fuchi e le larve, successivamente il loro compito sarà produrre la cera per ingrandire il favo e mantenere pulito l’alveare, infine, nell’ultima parte della loro breve vita, potranno uscire per raccogliere il nettare, da cui verrà prodotto il miele, e il polline, che servirà per la pappa reale.
È una vera società perfettamente funzionante, in cui ogni componente ha un ruolo ben preciso in un equilibrio davvero impressionante. Per comprendere a pieno il funzionamento della vita nell’alveare, alcuni ricercatori della Goethe-Universität di Francoforte, hanno costruito alcuni telaini in vetro trasparente e filmato la vita quotidiana di questi straordinari insetti. Hanno così potuto osservare da vicino tutte le fasi della vita delle api operaie, dalla deposizione alle pratiche igieniche, come il cannibalismo, il grooming e la pulizia di tutte le superfici.
Il cannibalismo, per quanto possa essere crudele, è una pratica igienica molto importante per la salute dell’intero alveare, perché permette di tenere pulite le cellette, eliminando muffe e funghi che potrebbero formarsi sui corpi delle larve ammalate o morte. Questo trattamento viene riservato principalmente alle larve malformate a causa di malattie o parassiti, e viene praticato finché la pelle non è troppo spessa per essere forata e divorata. È anche un modo per non sprecare proteine utili per la crescita delle api e questo processo viene probabilmente innescato da segnali chimici prodotti dalle larve stesse, nel momento in cui presentino qualcosa che non va nel loro corpo. In altri casi, il cannibalismo è dovuto a ragioni di sopravvivenza, quando il nettare scarseggia ed è necessario ridurre e continuare a sfamare la popolazione presente nell’alveare. Le altre pratiche igieniche di cui devono occuparsi le giovani operaie sono l’eliminazione delle muffe e dei parassiti sia dalle superfici sia dal corpo delle altre api.
Un ulteriore interessante comportamento, che è stato filmato dai ricercatori tedeschi, riguarda la regolazione della temperatura all’interno delle cellette contenenti le larve. Infatti, la temperatura ottimale per permettere una crescita sana, deve essere mantenuta tra i 33 e i 36° C. Per mantenere caldo al punto giusto l’alveare, le piccole operaie utilizzano i muscoli del torace e si ammassano per mantenere costante la temperatura, mentre in caso sia necessario raffreddare l’ambiente, sventolano le ali vicino all’entrata dell’alveare e accumulano acqua da far evaporare. Un modo veramente ingegnoso e soprattutto perfettamente funzionante.