La festa più importante dell’anno è ormai alle porte ed è tempo di rinnovare le antiche tradizioni natalizie italiane, che ogni anno allietano le famiglie, tra attesa, desideri, leggende e atmosfere incantate.
A seconda della posizione geografica, le tradizioni natalizie italiane variano, seguendo le caratteristiche storiche e culturali del territorio e mescolando i riti cristiani ad usanze antiche, credenze e riti propiziatori di cui non si è mai persa la memoria, nonostante il passare del tempo e delle generazioni.
L’Albero di Natale ha un’origine antichissima, probabilmente risalente alla cultura celtica, quando si addobbavano gli alberi per festeggiare il solstizio d’inverno. In Italia, l’usanza si diffuse solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie alla Regina Margherita di Savoia, la quale fece addobbare il primo Albero di Natale italiano nelle sale del Quirinale, creando una vera e propria moda in molte parti della Penisola.
Tra le tradizioni natalizie, il presepe ricopre sicuramente un posto d’onore ed è profondamente legato alla cultura e devozione italiana. Il primo presepe vivente venne realizzato nel 1223, in una piccola grotta di Greccio, un paesino vicino ad Assisi, per volontà di San Francesco. Solo qualche anno più tardi i personaggi vennero trasformati in statuine di legno e terracotta dal celebre scultore Arnolfo di Cambio.
Meno conosciuta, anche se molto antica, è la tradizione del ceppo di Natale, sentita in particolare nell’Italia Nord Occidentale e in Toscana. Si ritiene che quest’usanza risalga al XII secolo, quando la Vigilia di Natale, il capofamiglia metteva nel camino un grosso ciocco di legno, che avrebbe dovuto bruciare ininterrottamente fino all’Epifania e i membri della famiglia ne avrebbero raccolto le ceneri per conservarle e favorire i futuri raccolti dell’annata successiva.
Sebbene in quasi tutto il nostro territorio, i bambini aspettino con trepidazione l’arrivo di Babbo Natale, in alcune zone d’Italia resistono tradizioni natalizie locali. Secondo alcuni, questa figura leggendaria si potrebbe associare a San Nicola, il quale avrebbe resuscitato tre bambini, che erano stati uccisi da un oste malvagio. A Bari, il Santo distribuisce i regali ai più piccoli tra il 5 e il 6 dicembre, accolto da un’enorme quantità di fave bollite.
Nell’area compresa tra Brescia, Bergamo e Verona, il 13 dicembre arriva Santa Lucia con il suo carico di doni e dolci squisitezze. Per ringraziare la Santa della sua generosità, la sera della vigilia vengono preparati una ciotola con un po’ di farina, una tazzina di caffè, un po’ di pane e un piatto con biscotti, vino, torrone e frutta.
Ogni regione italiana ha i suoi dolci tipici natalizi, ma sicuramente il panettone, il pandoro e il torrone non possono mai mancare sulla tavola delle feste.
Il Panettone nasce a Milano nel 1400, ma sembra che una ricetta simile esistesse già circa due secoli prima. La leggenda narra che venne inventato da Ughetto degli Atellani per conquistare il cuore della bella Adalgisa, figlia di un noto pasticcere, chiamato Toni. Il giovane riuscì a sposare la sua amata e chiamò il suo dolce “Pan di Toni”, in onore del suocero.
La ricetta del Pandoro sembra che fosse già nota in epoca romana e sia stata rielaborata nel XIX secolo da Domenico Melegatti, il quale depositò il brevetto e utilizzò uno stampo disegnato dal famoso artista impressionista Angelo Dall’Oca Bianca.
Il torrone è probabilmente il dolce più antico della tradizione natalizia italiana. Veniva infatti già preparato dai Sanniti tra il VII- VI sec. a.C. e Tito Livio lo cita in alcuni dei suoi famosi scritti. Ne esistono diverse versioni: il torrone sardo contiene solo miele della macchia mediterranea, mentre la Cubaita di Caltanissetta viene preparata con pistacchio, miele e mandorle. Il torrone tenero al cioccolato di Sulmona è ottimo, così come i torroni campani e il classico torrone di Cremona.
Altri dolci natalizi, consumati più localmente nel periodo delle feste sono: il pandolce genovese, gli struffoli campani, i mostaccioli pugliesi, il panforte toscano, il panpepato laziale e i tozzetti viterbesi.
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